Tutte le nostre camere portano il nome altisonante di una divinità romana venerata nell’antica Pompei ad eccezione della dea Iside, dea di origine egizia della quale fu ritrovato comunque un tempio nell’antica Pompei a testimonianza del contatto dell’epoca tra le due civiltà e del carattere multiculturale della cittadina di Pompei aperta agli scambi con l'Oriente e la Grecia.
Dioniso è considerato nella mitologia il dio del risveglio della natura, dell'estasi della danza e del vino. In suo onore, ogni anno si festeggiavano le feste dionisiache: una volta in autunno, quando c’era la vendemmia, ed una in primavera. Durante la festa venivano narrate le gesta del Dio, e venivano cantate canzoni in suo onore, ed ovviamente veniva consumato anche moltissimo vino. Dioniso veniva raffigurato in due forme distinte: la più antica lo rappresentava in un aspetto maestoso e grave, con una lunga barba e con lunghi capelli, vestito con una tunica, sormontata da un mantello; la seconda forma invece, lo rappresentava in età giovane, con fattezze quasi femminili e con il volto pensoso, una corona di pampini e di edera circondava i suoi ricci capelli e con una pelle di pantera o di capriolo sui fianchi. Erano sacri a Dioniso tra i vegetali: la vite, l'edera, la quercia, tra gli animali: il toro, il caprone, la pantera, la tigre e la lince.
Dea dell'amore, della sessualità, della fecondità e della bellezza nata dalla spuma bianca del mare e per tanto figlia del cielo e del mare. Considerata Dea Madre della natura, essendo nata dal mare era venerata come protettrice dei naviganti. Appena sorta dalle acque le Ore la vestirono e la adornarono di rose, mirto e di gioielli ponendola su una conchiglia e dove prontamente le fu innalzato un santuario. Come Dea della natura le sono sacre le rose e le piante, ma anche gli animali, come il delfino, la quaglia e la lepre. passeri, colombe e cigni, nonché l'ariete e il serpente. Rappresentata nei secoli da innumerevoli artisti tra cui il Botticelli che ne immortalò grazie e bellezza nella ‘Nascita di Venere’. Insieme al dio Eros, Afrodite suscita il desiderio dell’innamoramento; la dea protegge inoltre il matrimonio e infatti le vergini si votano a lei prima delle nozze.
Giove è il dio degli elementi atmosferici e il capo degli dei greci risiedenti sull'Olimpo (nome del monte greco dove si credeva vivessero le divinità). Egli era il dio più potente, amministrava la giustizia nell'Universo e garantiva ovunque l'ordine governando con il pugno di ferro. Giove rappresentava la forza della natura e in lui gli antichi greci vedevano tutti i pregi e i difetti umani. Gli antichi lo rappresentavano con le classiche attribuzioni della folgore e dell'egida, lo scudo con cui governava gli elementi naturali tra cui i fenomeni atmosferici, e lo identificavano col quinto pianeta del sistema solare. Il suo strumento identificativo è il fulmine e il suo principale animale sacro è l'aquila, che divenne uno dei simboli più comuni dell'esercito romano. I due emblemi erano spesso combinati per rappresentare il dio sotto forma di un'aquila che reggeva tra gli artigli un fulmine, spesso visto sulle monete greche e romane. In quanto dio del cielo, era un testimone divino dei giuramenti, la sacra fiducia da cui dipendono la giustizia e il buon governo.
Dio del Sole, della musica, della profezia, della poesia, delle arti, delle pestilenze e della scienza che illumina l'intelletto, il suo simbolo principale è il Sole o la lira. In quanto dio della poesia, è il capo delle Muse. Viene anche descritto come un provetto arciere in grado di infliggere, con la sua arma, terribili pestilenze ai popoli che lo osteggiavano. In quanto protettore della città e del tempio di Delfi, Apollo è anche venerato come dio oracolare capace di svelare, tramite la sacerdotessa, detta Pizia, il futuro agli esseri umani. Apollo è normalmente raffigurato coronato di alloro, pianta simbolo di vittoria. Suoi attributi tipici sono l'arco, con le sue portentose frecce, e la cetra. Altro suo emblema caratteristico è il tripode sacrificale, simbolo dei suoi poteri profetici. Animali sacri al dio sono i cigni (simbolo di bellezza), i lupi, le cicale (a simboleggiare la musica e il canto), e ancora i falchi, i corvi, i delfini, in cui spesso il dio amava trasformarsi e i serpenti, questi ultimi con riferimento ai suoi poteri oracolari.
Minerva era la dea romana della guerra, della saggezza, della poesia e della medicina nonché protettrice degli artigiani. Fu considerata dalla religiosità popolare la divinità vergine dei guerrieri, della poesia, della medicina, della saggezza, del commercio, delle arti, nonché inventrice della musica. Veniva solitamente raffigurata con l'aspetto di una giovane vergine guerriera, ritta in piedi con indosso la lunga veste greca (chitone) e sul petto una cotta di maglia o egida decorata dalla testa di Medusa; in testa o in mano ha un elmo crestato ed è armata di scudo rotondo e di lancia. I suoi simboli sono il gufo, la sua egida, che ha il volto della Medusa, e uno scudo.
Antica divinità protettrice dei campi e delle greggi, raffigurata con orecchie appuntite, corna e piedi di capra, analogamente al dio Pan della mitologia greca. Era il dio della campagna, dei pascoli e dell'agricoltura. Provocatore di visioni di sogno e di incubi e rivelatore del futuro per mezzo di voci misteriose; veniva rappresentato con i fianchi avvolti da una pelle di pantera o di capra, una corona di foglie o dentata sul capo, un corno per bere nella mano destra e una cornucopia o una clava nella sinistra. Fra i vari nomi che gli vengono attribuiti c’è anche "Luperco", in quanto difensore delle greggi e degli abitanti della campagna dagli assalti dei lupi e lupo egli stesso. In onore del dio Fauno venivano celebrati i Lupercalia, feste purificatorie che consistevano nell'allontanare due gruppi di sacerdoti nelle foreste, truccati in modo spaventoso e vestiti con le pelli degli animali sacrificati. Si pensa che tale rito avesse anche funzione iniziatica all'età adulta. Si teorizza anche che questa festa sia l'antenata dell'attuale san Valentino.
Iside, o Isis o Isi, è una divinità egizia appartenente alla religione dell'antico Egitto. Dea della maternità, della fertilità e della magia, è originaria di Behbeit el-Hagar, nel Delta del Nilo. Iside fu una delle principali Dee dell’antica religione egizia, il cui culto si diffuse attraverso il mondo greco-romano. Nonostante non fosse usuale tra gli antichi romani venerare deità straniere, i frequenti contatti con l’antico Egitto avevano portato all’espansione del nuovo culto tra le popolazioni romaniche, arrivando perfino alla costruzione di templi sul suolo italico come il famosissimo Tempio di Iside ritrovato a Pompei. Fu menzionata per la prima volta durante l'antico regno, come una dei protagonisti del mito di Osiride, in cui fa risorgere suo marito, il re divino Osiride, dopo il suo assassinio, e crea e protegge il suo erede Horus. Le sue relazioni con gli umani erano basate sulle sue azioni nel mito. Si credeva che aiutasse i morti a passare nell'aldilà poiché aveva aiutato Osiride. Era considerata la madre divina del faraone, che veniva comparato a Horus, e il suo comportamento materno veniva invocato negli incantesimi di guarigione.
Dio del vino e della vendemmia, nonché del piacere dei sensi e del divertimento. Il suo nome deriva dalla sua caratteristica di essere un dio molto chiassoso (in greco Bacco significa ‘clamore’), da cui deriva la parola italiana baccano. Viene raffigurato spesso come un uomo col capo cinto di pampini, non magro né muscoloso: solitamente ebbro, spesso in mano ha una coppa di vino o il tirso. Il suo culto (baccanale) arrivò nella penisola portando vari disagi alla comunità grazie alla vivace atmosfera di allegria capace di sconfinare in sfrenatezza caratterizzata dai suoi riti, anche chiamati le 'orge'. I fedeli si sentono posseduti dal dio e, in uno stato di esaltazione che li priva di qualsiasi forma di autocontrollo, si abbandonano a danze convulse e a lunghe corse attraverso i monti. Da questa cerimonie religiose, deliranti e sfrenate, sorsero il ditirambo e la poesia drammatica. Bacco ebbe il merito di incentivare nella religione il senso del mistero, della poesia lirica, della natura, dell'eros-pathos e della libertà. Spesso il baccanale coinvolgeva più popolazioni di un territorio che si riunivano per diversi giorni in un luogo consacrato dove venivano praticati sacrifici animali e pratiche sessuali alla propiziazione dei raccolti, ma anche ai festeggiamenti per i pastori che ritornavano dalla transumanza. Bacco era accompagnato da un gioioso e danzante corteggio di satiri, di sileni, di menadi, di tiadi e di baccanti, spesso con Pan e con Priapo, in sintonia coi suoi riti di ebbrezza orgiastica, che dava ai seguaci, nell'eccitazione del vino e dalle carni delle vittime divorate anche crude, la sensazione di incorporare l'essenza del Dio e di farsi uno con lui. Per le celebrazioni in suo onore, i cosiddetti baccanali si tennero generalmente in segreto, inizialmente corrispondenti a grandi partiti in cui erano in programma notevoli cospirazioni politiche. Proprio per questo, il senato romano proibì i riti della divinità.